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All’asta la tenuta di Torre a Cenaia: il prezzo e la storia della maxi azienda agricola che cerca un proprietario

di Andreas Quirici

	La Tenuta Torre a Cenaia è in vendita all'asta 
La Tenuta Torre a Cenaia è in vendita all'asta 

La vendita è fissata per il 4 aprile e arriva dopo un pignoramento della proprietà. Si tratta di 484 ettari con campi coltivati e immobili tra cui quelli di birrificio e osteria

08 febbraio 2023
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CRESPINA LORENZANA. È tra le aziende agricole più conosciute in provincia, luogo dove le coltivazioni, ma anche lo sviluppo gastronomico e turistico hanno ottenuto maggiori risultati negli ultimi anni. Tra la produzione di birre, l’accoglienza di chi ha voglia di una cena un po’ diversa e le idee di organizzare tour in carrozza della maxi tenuta e momenti conviviali su un vecchio treno, Torre a Cenaia è un luogo molto conosciuto e apprezzato. Ma fino a quattro anni fa è stato anche spesso sulle pagine dei giornali per il braccio di ferro con il Comune di Crespina Lorenzana e i residenti di Cenaia riguardante l’allevamento di maiali che ha creato notevoli problemi alla popolazione. Fino all’epilogo stabilito dalla regione che ha posto fine alla cosiddetta porcilaia e la bonifica dei terreni. Ma ora siamo a un altro punto di svolta, perché i 484 ettari della proprietà sono finiti all’asta dopo un pignoramento. E la cifra di partenza è notevole, quasi 11,5 milioni (11.459.500 euro per l’esattezza).

La vendita avverrà il 4 aprile, offerta minima da 8.594.625 euro. Vista la situazione del mercato immobiliare, è probabile che si tratti del primo tentativo di trarre risorse da un “oggetto” di così grandi dimensioni. Dei 484 ettari, infatti, «24 sono utilizzati a vigneto, circa 378 a seminativo, circa 50 a bosco, e circa 7 occupati da viabilità, incolti e tare – si legge sul sito Astegiudiziarie.it dov’è stata pubblicata la vendita all’asta –. La restante superficie è occupata da numerosi fabbricati a varia destinazione e dalle loro aree di pertinenza». Tra i documenti c’è la descrizione dei vari poderi che compongono la proprietà. Viene citata l’osteria, la cantina, ma anche il birrificio e le stalle, nate per l’allevamento di bovini e poi adattati per i suini che così tanti grattacapi hanno dato al sindaco Thomas D’Addona, protagonista di una battaglia a suon di perizie, ricorsi al Tribunale amministrativo regionale (Tar) e richieste d’intervento alla Regione Toscana. Una lunga lotta per dare corpo alle proteste della popolazione di Cenaia, stremata dai cattivi odori dovuti alla presenza di 15mila maiali.

Torre a Cenaia produce olio, birre, ma soprattutto vini. E poi porta avanti la ristorazione con l’Osteria Pitti il J63 birrificio artigianale. Sempre nella documentazione allegata all’annuncio di vendita all’asta sono citati vari contratti di affitto stipulati nel tempo. Si parla anche di cifre annuali da corrispondere, ma anche di cambiamenti dovuti proprio allo smantellamento dell’allevamento dei maiali. Di fatto, in quella proprietà, le attività economiche legate alla ristorazione all’accoglienza e alla produzione di vini e birre continueranno a esistere e ad andare avanti. Come spesso accade in questi casi, la vendita è un dato di fatto. Ma quello per il contesto commerciale cambia poco o nulla. Anche perché sempre più spesso le aste come questa vanno avanti per anni senza che si concretizzi nulla.

In più c’è l’amministrazione comunale di Crespina Lorenzana che, per bocca del sindaco D’Addona apre al dialogo con l’eventuale nuova proprietà, ma a una condizione ben precisa: «Da noi troveranno sempre porte aperte e sostegno dal punto di vista urbanistico se il progetto è di portare avanti una produzione agricola sostenibile. Ma sul nostro territorio non ci saranno più allevamenti intensivi come quello della porciliaia, chiuso quattro anni fa».


 

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