Il Tirreno

Pisa

Caso Ragusa

Logli, i giudici si riservano la decisione su un nuovo processo

Pietro Barghigiani

	Antonio Logli mentre entra in Tribunale a Genova (Facebook "Chi l'ha visto?")
Antonio Logli mentre entra in Tribunale a Genova (Facebook "Chi l'ha visto?")

Esaminata a Genova l’istanza di revisione contro la condanna a 20 anni per l’omicidio di Roberta Ragusa

05 dicembre 2022
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PISA. Una settimana, al massimo dieci giorni, per l’esito dell’istanza di revisione della condanna per omicidio e distruzione di cadavere avanzata dalla difesa di Antonio Logli, dal 10 luglio 2019 in carcere per scontare 20 anni di reclusione per la morte della moglie Roberta Ragusa.

La Corte d’Appello di Genova si è riservata la decisione all’esito dell’udienza in camera di consiglio in cui il pm ha chiesto l’inammissibilità della richiesta. L’avvocato Andrea Vernazza ha ribadito la necessità di un nuovo processo. Le parti civili si sono opposte alla revisione con i legali Enrico Maria Gallinaro, Daica Rometta (Associazione Penelope) e Nicodemo Gentile per due cugine di Roberta. L’istanza di revisione si base sostanzialmente sulle dichiarazioni di un detenuto che sostiene di aver ricevuto da Loris Gozi una sorta di confessione sul fatto di non aver visto Logli la notte del 13 gennaio 2012 in via Gigli.

In una lunga nota gli avvocati Gentile e Rometta scrivono: “Siamo convinti che questa richiesta di revisione sia infondata e che debba essere disposta e sanzionata l’inammissibilità. Non c’è alcuna prova nuova. Le dichiarazioni dei due detenuti (che smentirebbero Gozi ), uno di loro non le ha neppure ribadite agli avvocati del Logli) sono assolutamente contraddittorie e non idonee a consentire di poter rimuovere un giudicato. Le parole di Gozi sono passate attraverso tre gradi di giudizio e sono parole che hanno avuto riscontri importanti".

"Noi – proseguono – ribadiamo la nostra posizione e chiediamo alla Corte d’appello di Genova di rigettare la richiesta per manifesta infondatezza e lasciare gli accertamenti dei fatti, così come sono stati sanciti da tre gradi di giudizio che ci dicono che è stato il marito a uccidere e distruggere il corpo di Roberta Ragusa". La psicologa Gabriella Marano, consulente delle parti civili, che ha consegnato ai giudici un proprio analitico elaborato tecnico nel quale tra l' altro ha sostenuto: " Roberta era una donna in pieno equilibrio emotivo, onesta e distinta, la storia del pupazzo di peluche non ha nessun pregio scientifico, purtroppo la mamma di Gello è finita al centro di una congiura sentimentale perpetrata a suo discapito dal marito e da un' altra persona che Roberta, a dire di alcune amiche, sentiva come una sorella. Una mamma, legata ai figli da un amore sano ed autentico, ingabbiata dalle bugie di un consorte, considerato un soggetto scaltro e votato al mendacio dai suoi stessi familiari".

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