Piombino, l’altoforno non cede alla demolizione: come mai il “gigante” è ancora in piedi e come verrà buttato giù
Ottenuta una «traslazione sensibile» ma resta saldo il punto di equilibrio. I tecnici faranno una valutazione in quota per capire la situazione
PIOMBINO. Si piega, ma non si spezza. L’ultimo altoforno di Piombino cigola, si inclina, ruggisce diffondendo nell’ampio spazio vuoto lasciato dall’ex acciaieria il suono del metallo forzato a torcersi. Ma alla fine resta in piedi al termine di quella che doveva essere il giorno della sua scomparsa dallo skyline della città (mercoledì 15 maggio, ndr). Alla fine delle operazioni «è stata ottenuta una traslazione sensibile – spiega Francesco Mangani, direttore generale della ditta demolitrice F&R – ma nonostante i vari tentativi effettuati non abbiamo superato il punto di equilibrio della struttura».
L’attuazione del piano
Sono le 19,30 – con una mezz’ora “accademica” di ritardo rispetto al limite inzialmente previsto per la fine dei lavori – quando gli operai della ditta F&R, incaricata di procedere con il maxi-collasso controllato della sezione maggiore (e più alta) dell’altoforno, dichiarano la resa. Gli escavatori vengono posizionati con i cavi ancora in tensione per mantenere in sicurezza la struttura che per tre volte – di fatto fin dalle 17,20 – hanno tentato di far crollare e che sono riusciti soltanto a inclinare. I lavori si sono svolti come previsto nell’ultimo piano di demolizione approvato dai tecnici dell’azienda. L’idea elaborata dagli ingegneri della F&R era quella di procedere con un maxi-collasso controllato generato da una serie di tagli preparatori effettuati in quota e parallelamente al terreno, con un’inclinazione tale da permettere con il tiraggio una sorta di scivolamento e di sollevamento posteriore della struttura. Che avrebbe dovuto essere accompagnata nel crollo a terra da ben sette punti di tiro ai quali sono stati agganciati svariati cavi in trefoli di acciaio messi in trazione da sette escavatori. Vista la notevole massa da far collassare, era anche stata predisposta una “zona rossa” con una profondità di oltre 200 metri nella direzione in cui è stato effettuato il tiraggio. Dalle 15 quindi, in linea con la fascia oraria di cantiere stabilita, gli operai della F&R sono nuovamente saliti sull’Afo-4 e hanno eseguito gli ultimi tagli preparatori, quelli posteriori che avrebbero dovuto permettere alla struttura di cedere sul fronte opposto. Segnalato il via libera dal cantiere e sgomberata l’intera area, sono entrati in azione gli escavatori che hanno iniziato la messa in tiro dei cavi fino al primo tentativo di spinta avvenuto poco dopo le 17.
Tre tentativi a vuoto
A inclinarsi in maniera più sensibile fin dal primo dei tre tentativi di collasso è stato uno dei tubi più alti dell’altoforno, dal quale si è dispersa un densa nube nera di polveri smosse dal cedimento. Ma tutta la sezione superiore della monumentale struttura non si è dimostrata intenzionata a crollare, come invece immaginato dai progettisti. Così, dopo circa un’ora dal primo tentativo e dopo aver riposizionato gli escavatori per rimettere in tiro i cavi in acciaio, gli operai di F&R hanno nuovamente provato a provocare il collasso. Niente da fare, anche se l’impianto ormai dismesso dal 2014 dopo questo secondo tiraggio ha iniziato a inclinarsi, con uno dei pilastri della gabbia metallica esterna al corpo centrale dell’altoforno che è sembrata piegarsi fin quasi al punto di spezzarsi. Una speranza che ha spinto la F&R a tentare in extremis una terza volta, provando prima a torcere l’intera struttura con dei “tiraggi intermedi” in più direzioni prima di forzare proprio nel punto che sembrava essere pronto a collassare. Alla fine però, intorno alle 19,30, la resistenza dell’Afo-4 ha costretto tutti ad alzare bandiera bianca.
Ripresa delle operazioni
Tutto rimandato, dunque. Stamattina (giovedì 16 maggio) intorno alle 9 i tecnici di F&R «eseguiranno una valutazione in quota attraverso delle piattaforme posizionate a distanza di sicurezza dall’altoforno – spiega l’ingegner Mangani – dopodiché decideremo il da farsi. La cosa da valutare è l’angolo di tiro con cui effettuare nuovi tentativi. Dopo questo sopralluogo prenderemo una decisione – conclude – e stabiliremo una nuova finestra temporale in cui disporre ancora il cantiere».