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Il punto sulle indagini

Omicidio a Montecatini, il 26enne morto dissanguato dopo una coltellata all’inguine: la vittima ancora senza nome

di Luca Signorini
Omicidio a Montecatini, il 26enne morto dissanguato dopo una coltellata all’inguine: la vittima ancora senza nome

L’esito dell’autopsia sul corpo del giovane trovato nella camera al secondo piano dell’ex hotel Impero: il decesso risale a un mese fa

22 marzo 2024
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MONTECATINI. Emergono altri particolari macabri dall’autopsia - svolta ieri all’obitorio dell’ospedale di Pescia dal medico legale Giuliano Piliero - sul cadavere rinvenuto martedì pomeriggio in una camera al secondo piano dell’ex hotel Impero di viale Bicchierai.

L’uomo, 26 anni, irregolare senza fissa dimora e con piccoli precedenti, originario del nord Africa, sarebbe stato ucciso con una sola coltellata, inferta dal suo aggressore all’altezza del basso ventre, precisamente all’inguine: questa avrebbe reciso l’arteria femorale causando una emorragia fatale, come farebbe pensare la grande quantità di sangue presente sotto il corpo privo di vita. Non sembrerebbero esserci altre lesioni, quelle sul cranio sono ritenute unicamente conseguenza del naturale processo di decomposizione, in stato avanzato. Il 26enne non avrebbe poi avuto la forza di reagire e di chiedere aiuto, e sarebbe quindi morto dissanguato quasi all’istante, dimenticato dal mondo.

Come anticipato ieri dal Tirreno, l’omicidio - gli inquirenti non hanno avuto alcun dubbio fin dall’inizio su questo punto - risalirebbe a circa un mesetto fa. Questo spiegherebbe lo stato del cadavere, ritrovato quasi mummificato dai soccorritori della Misericordia, arrivati nell’ex albergo dopo l’allarme lanciato da alcuni operai che erano sul posto per la messa in sicurezza della struttura e per sigillare con i pannelli tutti gli ingressi e le uscite, in modo da evitare bivacchi di fortuna e occupazioni abusive, come spesso è capitato negli ultimi mesi.

Si spiega in questo modo la difficoltà a prendere le impronte digitali e con queste risalire all’identità del morto, trovato privo di documenti e con solo qualche effetto personale. La pelle troppo secca e aggrinzita non ha permesso sul momento di effettuare questo rilievo agli uomini del reparto scientifico dei carabinieri. Ieri durante l’autopsia il medico legale ha iniettato un liquido che ha permesso una dilatazione della pelle del cadavere, così da rendere “riconoscibili” i polpastrelli e dunque confrontarli con quelli dei migranti o delle persone con precedenti archiviati nella banca dati delle forze dell’ordine. È venuta fuori l’età del morto, 26 anni, resta difficile l’identificazione del nome in assenza di qualsiasi documento e col fatto che il giovane avrebbe dato sempre nomi diversi alle forze dell’ordine, quando fermato.

I carabinieri indagano: l’omicida potrebbe essere un connazionale o comunque una persona senza fissa dimora e che vive di espedienti. Lo spaccio di droga ma anche la ricerca di un alloggio di fortuna dove passare la notte oppure un litigio per una donna, sarebbero valide piste per individuare un movente alla base del delitto. La scena del crimine che si è presentata davanti agli investigatori era tremenda: un cadavere da un mese, quasi mummificato e col volto in decomposizione, sopra un lago di sangue secco; nella camera sporcizia, avanzi di cibo, feci ed escrementi, un tanfo insopportabile. E un 26enne morto ammazzato di cui a nessuno importa.


 

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