Il Tirreno

Livorno

Vespa World Days 2024
Il personaggio

È livornese il signore della Vespa: «Per restaurarle mi chiamano da tutto il mondo» – Video

di Flavio Lombardi
È livornese il signore della Vespa: «Per restaurarle mi chiamano da tutto il mondo» – Video

Marco Quaretta, 64 anni, ha nel suo “garage” speciale sette mezzi storici: «In sella fino al deserto di Bonneville nello Utah, record ancora imbattuto»

18 aprile 2024
6 MINUTI DI LETTURA





LIVORNO. Per molti è un guru del restauro, mentre lui si definisce solo un grande appassionato di cose d’epoca alle quali cerca di ridare uno splendore perduto. A 64 anni, Marco Quaretta, è partito in un garage condominiale come tanti 14enni che negli anni ‘70 smanettavano sul proprio motorino, ma anche qualche bici. Sino a immergersi perdutamente nell’universo Vespa. «È una delle cose più rivoluzionarie e razionali che ci siano. Quando uscì nel 1946, ha rappresentato da subito un’idea, un concetto diverso. Fu pensata invece anche per essere usata dalle donne, economica nella gestione e che non sporcava. Talmente razionale, poi, che non c’è vite o bullone che non serva a qualcosa», racconta.
 

I segreti di un restauratore di Grosseto fanno la differenza. Prova gioia nel vedere il possessore di una Vespa contento come un bambino, quando deve ritirarla. Un’esperienza lunga 35 anni, telefonate da ogni parte d’Italia. Non è un collezionista «non ho mai guardato alla quantità ma ho sempre individuato pezzi legati ad una storia, o ad una persona conosciuta e che per amicizia mi ha venduto la propria vespa», continua.

Anche nell’accettare un incarico di restauro, fa caso alla storia di un mezzo. «Un giorno, si presentò un signore di Firenze che aveva il banco in San Lorenzo che aveva un GS. E mentre parlava mi spiegava che l’aveva comprata da giovane e che nel ‘56 ci era andato fino in Egitto. Ero scettico, credevo lo dicesse tanto per vantarsi. Ma quando arrivò per osservare l’avanzamento dei lavori, mi portò la foto che gli fu scattata sotto le piramidi di Giza. Restai ammirato. Ecco queste sono vere favole, che ti raccontano la voglia di avventura, della scoperta. Un’evasione nei grandi spazi, con un mezzo che nel mondo significa automaticamente Italia».

Quaretta il restauratore, Quaretta l’appassionato di vespe e di storie. Quaretta il lupo solitario che da tempo non fa raduni. «Provo più piacere ad andare con pochi amici a fare una gita fuori porta nei mesi primaverili. Ma idealmente, sono vicino all’evento di Pontedera. Chissà che spettacolo».

Basta voltarsi, e gli occhi si posano su una 90 Super Sport, la prima vespa importante che ha comprato. Stava in esposizione all’interno di un ristorante di Viareggio.

«Nessuna delle vespe che ho in garage la potrei vendere. Ciascuna ha per me un significato». Come una 200 Rally trovata per caso in disfattura, alluvionata, molto danneggiata dalla ruggine e con alcuni pezzi mancanti trovati rigorosamente originali nel tempo, uscita da Pontedera nel ‘73 verniciata con il pantone corrispondente al rosso corsa e una documentazione ritrovata per poterla un giorno reimmatricolare; o come il modello col quale arrivò al suo matrimonio, facendo salire dietro in sella la sposa. Ma ci sono due pezzi da novanta. Si tratta di una 125 del ‘53 modificata portata a 98 cc utilizzando modelli di Vespe d’epoca con uno scudo nella parte inferiore realizzato in alluminio, copia esatta di modelli del reparto corse della Piaggio, così come il sidecar. Con questa ed altre due gemelle, lasciate con la cilindrata di origine, racconta la sua più bella esperienza in sella a questo mezzo e che ha portato ad un record ancora imbattuto da una vespa.

Una proposta arrivata nel 2014 dopo una telefonata di un noto imprenditore di Seregno e conosciuto come il più grande collezionista al mondo di vespe ma di un po’ tutto l’universo Piaggio. L’idea, l’aveva offerta un film tratta da una storia vera, ambientato negli anni ‘60, intitolato Indian, con protagonista l’attore Antony Hokpins. Ovvero andare a Bonneville, nello Utah, per battere alcuni primati con la sua moto americana, marchio antagonista della Harley.

«Andiamoci con delle vespe», propose a Quaretta, Marco Fumagalli. Due anni di studi. Progetto stupendamente folle, arrivato a termine. Le vespe, partono nell’agosto 2016 su dei container verso la destinazione, ma la gara quell’anno salta per le condizioni non ottimali del fondo sul quale si compete. Ci torneranno allora l’anno successivo. Non con due, ma questa volta con tre vespe. Partecipando nella classe 98 con quella che vediamo in foto, e le altre due nella classe 125, categoria sidecar. «La sfida l’avevo ormai accettata al momento stesso della audace proposta, ponendo però due paletti: che si chiamassero tutte Dafne come mia figlia e col fucsia dominante che è il colore che lei preferisce». Tutto autofinanziato, l’orgoglio di vedersi pubblicati sulla Gazzetta dello Sport e sul Corriere della Sera e in tanti siti e giornali Usa.

Il grande giorno arriva, i commissari procedono con una verifica che dura quattro ore. Controllando minuziosamente che tutto corrisponda a foto e progetti inviati. Che ci sia l’ammortizzatore di sterzo ed altre soluzioni che servono per garantire quella che chiamano “safety”. Come per esempio due stacca batterie, concepiti per altri tipi di mezzi molto più veloci, ma voluti anche sulla vespa. Velocità modeste rispetto a quelle abituali da quelle parti, ma che in quelle condizioni e quel tipo di fondo, hanno confermato l’andatura massima sulle nostre strade.

Puntando molto sull’ affidabilità a dispetto della prestazione, un record ottenuto ma non omologato, a causa di un inghippo sul regolamento. Nei veicoli con sidecar, il motore deve essere posto centralmente sul telaio. Mentre la vespa, lo ha per filosofia tutto sulla parte destra. «Ma per noi, è stata vittoria comunque. E non dimentico i complimenti e l’ammirazione di centinaia di concorrenti da tutto il mondo che ci hanno guardato», dice.

E poi ecco l’altra Vespa famosa. Una Vna 125 del 1958 conservata. La acquistò Peter Moore, scrittore e giornalista australiano naturalizzato inglese. Autore di diversi libri di viaggi, nei quali in prima persona dimostra come si può andare in giro spendendo poco, fondendosi con usi e costumi degli abitanti locali. Un Londra- Sidney raccontato attraverso la “strada sbagliata” per esempio. Un po’ in pullman, un po’ a piedi, un po’ sul dromedario. E i problemi anche per ottenere un visto. In Italia, pubblicato da Feltrinelli.

«Avevo fatto un sito in inglese - riprende Quaretta - vespmaster, sulla manutenzione della vespa, una cosa fatta per divertimento ma che veniva letta da tante persone. Fu così che Moore che nel frattempo aveva deciso di fare un viaggio in Italia utilizzando il mezzo icona, cioè la vespa, partendo nei pressi dell’aeroporto di Milano, mi contattò da Londra. Ero la persona giusta secondo lui, per fargli eventualmente da punto di assistenza verso la sua meta, fissata con arrivo a Napoli. Eravamo nel 1990, e da allora siamo diventati amici. Ogni due o tre anni mi viene a trovare con la moglie e, questa vespa, con la quale ha poi fatto un altro viaggio, partendo dalla Sardegna, facendo tutto il sud fino alla Sicilia, è rimasta qui da me. Tecnicamente è ancora sua, ma credo che me l’abbia praticamente regalata. È una vespa celebre, a cui attribuisco un valore inestimabile».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Primo piano
Primo maggio

Tragedia alla sagra, muore soffocato da un boccone