Il Tirreno

Livorno

Il lutto

Livorno piange Paolo Baroncini, ex direttore di Villa Tirrena, il ricordo dei figli: «Una vita al servizio degli altri»

di Stefano Taglione
Paolo Baroncini
Paolo Baroncini

Molto conosciuto, visitava i pazienti nell’ambulatorio di corso Mazzini

28 marzo 2024
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LIVORNO. Ha diretto per 20 anni la casa di cura “Villa Tirrena” e le due cliniche collegate – quelle della Congregazione delle Suore infermiere dell’Addolorata – di Pisa e La Spezia. È lutto in tutta la città per la scomparsa del dottor Paolo Baroncini, 72 anni, morto giovedì 28 marzo a causa delle complicanze di una malattia. Medico di famiglia con lo storico ambulatorio in corso Mazzini «è stato fra i promotori della Casa della salute – così lo ricorda il figlio Flavio, anestesista nella terapia intensiva dell’ospedale di Cecina – visto che è stato lui, insieme a un pool di colleghi, a inviare in Regione la richiesta per creare una struttura che oggi, dopo un lungo lavoro, è diventata realtà».

La grande passione
Baroncini, che abitava in via Ernesto Manasse, ha trasmesso ai figli la passione per la medicina. Flavio, infatti, è dipendente nell’Asl Toscana nord ovest mentre anche suo fratello, Fabio, lavora per la sanità pubblica come infermiere dell’ospedale labronico. Paolo, invece, in viale Alfieri non ha mai operato, pur muovendo i suoi primi passi nell’Ufficio igiene e prevenzione dell’allora Azienda sanitaria numero 6. «Non lo dico perché sono suo figlio, ma mio padre per la sanità labronica ha fatto veramente tanto – spiega Flavio Baroncini –, la Casa della salute ne è solo un esempio. Ci ha lavorato tanto: il suo obiettivo era quello di migliorare l’assistenza sanitaria alla popolazione e per quanto ha potuto fare, a mio parere, ci è riuscito. Villa Tirrena invece l’ha fatta risorgere, così come le due cliniche collegate, proiettandole verso l’eccellenza. Lui, ufficialmente, era un collaboratore, ma di fatto le case di cura le ha dirette in prima persona, tenendo ben saldi i rapporti con l’Asl e fornendo indicazioni ottimali per la loro gestione. È stato lui, infatti, a voler inaugurare la nuova ala dell’istituto. Poi, durante il Covid, è andato in pensione comunicandolo alla congregazione, proseguendo comunque come medico di famiglia con i suoi affezionati pazienti».

Tuttofare
Ma Baroncini non era solo un medico. Era un vero e proprio “tuttofare”, come ricorda il figlio Flavio: «Quando abbiamo ristrutturato casa – le sue parole – lui aiutava a montare gli infissi, era bravissimo, e sono molto contento che mi abbia trasmesso questa passione. Viveva per il lavoro e la famiglia, ma sapeva fare tutto il resto in maniera più che dignitosa, perché era appassionato e curioso, non vedeva l’ora di imparare cose nuove. Una persona fantastica che mi mancherà moltissimo: era molto bravo anche a cucinare, una bravura a 360 gradi in quasi ogni ambito. A me e a mio fratello Fabio ha trasmesso anche l’amore per la medicina, visto che lavoriamo entrambi nella sanità».

L’addio

La camera ardente è stata allestita dal 28 marzo al cimitero della Misericordia, in viale Boccaccio, e a cura delle stesse onoranze funebri di via Verdi martedì 2 aprile alle 10,30 si celebrerà il funerale alla parrocchia Santa Madre Seton di piazza Lavagna, vicino a dove il dottore abitava con la sua famiglia. «Non fiori - scrive la famiglia - ma donazioni al Gruppo volontariato Vincenziano Seton».

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