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Basket livornese in lutto, allenatore muore a 62 anni: «Addio Rinaldo, per sempre con noi»

di Federico Lazzotti
Basket livornese in lutto, allenatore muore a 62 anni: «Addio Rinaldo, per sempre con noi»

Bettini è stato giocatore del Don Bosco e poi allenatore in diverse società. Il ricordo del figlio Andrea: «Babbo era una persona genuina che tirava fuori il meglio dai giocatori»

29 novembre 2022
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LIVORNO. Scrive Ilaria salutando il suocero: «Voglio ricordarti com’eri e immaginarti di nuovo a camminare tra gli spalti dei palazzetti». Perché è in campo, poi in panchina, o appoggiato alla balaustra vicino a una canestro che il mondo del basket livornese, chiudendo gli occhi, immagina oggi Rinaldo Bettini, scomparso a 62 anni.

Giocatore di buon livello, poi allenatore «sia nel maschile che nel femminile» e soprattutto primo tifoso dei due figli, Andrea e Nicholas. Proprio a loro, e con loro, è legata l’ultima esperienza da coach prima dell’aneurisma che lo aveva costretto a uscire troppo presto dal parquet. È la stagione 2012-2013 Rinaldo Bettini è il vice di Claudio Trocar sulla panchina dell’Us Livorno in serie D. Il campionato finisce con la sconfitta nella finale promozione, ma per i figli, oggi più che mai, quello è un ricordo dolcissimo.

«Babbo – ricorda Andrea – sia con noi che con i suoi giocatori è stato sempre genuino. Se avevi fatto schifo non te lo mandava certo a dire. Però sapeva tirare fuori da tutti, anche dal più scarso tecnicamente, il meglio, soprattutto in fatto di grinta. Anche per questo motivo con lui le mezze misure non esistevano: o lo amavi o lo odiavi. Ciò poteva essere anche un limite, e forse lo è stato, perché non era capace di scendere a compromessi. Quello che mi fa piacere – va avanti – è aver visto un sacco di gente legata al mondo della pallacanestro venire alla camera mortuaria per salutarlo».

È stato lo stesso Bettini a chiedere che non venisse organizzato il funerale. «Voleva così. E così abbiamo fatto», va avanti il figlio che ricorda il rapporto con il padre. In particolare negli anni in cui faceva il professionista nella squadra dell’Aeronautica militare. «Partiva da Livorno la domenica mattina e alle tre di pomeriggio, diverse ore prima della palla a due, era già alla sbarra. Ricordo il custode che mi diceva : “C’è il tuo babbo”. Era il mio primo tifoso. Mi ripeteva di allenarmi e di mangiare meno. Ma chi mi conosce sa che era difficile». Nove anni mezzo fa il malore, l’uscita dai campi di basket. La lenta riabilitazione con accanto la moglie Monica che «non l’ha lasciato solo un secondo».

I primi risultati, poi un altro guaio cerebrale che per fortuna gli hanno permesso di godersi la gioia della prima nipote, che non a caso si chiama Vittoria. «Si era ripreso, stava meglio – ricordano i familiari – negli ultimi due anni, invece, è stato un lento declino tanto che il secondo nipote se l’è potuto godere meno». Ma in fondo il temperamento di Rinaldo, nonostante la malattia, non era cambiato. «L’altro giorno – ricorda Andrea – l’ho portato a fare le analisi del sangue. L’infermiera deve aver mancato la vena e gli ha fatto male e lui non l’ha presa benissimo». Tanti i messaggi di vicinanza arrivati alla famiglia da parte delle società di basket livornesi: Us, PL e Don Bosco, squadra nella quale Bettini aveva giocato fino alla serie C per poi allenare le giovanili. «In occasione delle partite casalinghe di questa settimana – fanno sapere dall’Us – le squadre dell'Unione effettueranno un minuto di raccoglimento per ricordarlo». Un bel modo per ricordare un uomo di basket.
 

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