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Il caso

Figlio disabile dopo il vaccino antipolio, il giudice ai genitori: «Non devono rendere un milione di indennità»

Figlio disabile dopo il vaccino antipolio, il giudice ai genitori: «Non devono rendere un milione di indennità»

La Corte d’appello di Firenze ha sospeso il provvedimento a favore del ministero della Salute. La coppia aveva avuto una rivalutazione della somma di indennità dal 2008.

05 dicembre 2022
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FIRENZE. Una coppia di anziani genitori, per il momento, non dovrà restituire 1,2 milioni di euro, oltre agli interessi, al ministero della Salute. Così ha deciso la corte d'appello di Firenze, sezione lavoro, con un'ordinanza che ha sospeso la immediata esecutività di una sentenza di primo grado con cui si obbliga padre e madre di un uomo oggi 55enne, rimasto invalido da bambino a seguito del vaccinazione antipolio, a rendere le indennità riconosciute e percepite dal 2008.

La decisione nel merito è attesa nelle prossime settimane.

La vicenda si lega alla causa avviata dalla coppia di coniugi per ottenere una rivalutazione delle indennità a favore del figlio: il tribunale, accogliendo le richieste del ministero, l'ha negata e poi ha chiesto loro indietro quanto avuto perché percepito in costanza di una controversia con lo Stato, condizione che escludeva l'indennizzo in base a un decreto ministeriale del 2006, su cui si è basata anche la Cassazione in un'altra decisione in merito.

Norma che però la giustizia amministrativa ha ritenuto inefficace secondo quanto spiega il legale della coppia, avvocato Marcello Stanca, presidente di Amev, associazione per malati emotrasfusi vaccinati.

«Si tratta di una somma ingentissima e sproporzionata rispetto alla pacifica condizione personale e patrimoniale» dei coniugi «entrambi anziani e - scrive la presidente della corte d'appello Maria Lorena Papait nella sua ordinanza di sospensione - a loro volta con problemi di salute oltre che dediti all'assistenza del figlio interdetto per gravissime lesioni subite in conseguenza della vaccinazione obbligatoria».

«I genitori non erano e non sono no-vax - spiega Stanca -. Lei ha 84 anni e per seguire il figlio ha a suo tempo rinunciato al lavoro, lui, 83, è un ex dipendente pubblico: temono di lasciarlo senza assistenza. Nel 1967 si sono affidati ai sanitari del tempo per garantire al proprio bambino il vaccino antipolio». M

a dopo qualche settimana al piccolo fu diagnosticata una encefalite con oligofrenia, che rende incapaci di articolare qualsiasi parola. «Da allora non si è più ripreso ed oggi è invalido civile al 100% - spiega il legale -, richiede assistenza personale diurna e notturna poiché è preda di improvvise crisi epilettiche, non controllabili».

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