Traffico illecito di rifiuti in Toscana: scarti nocivi sversati nei terreni agricoli. Chi sono gli arrestati e gli indagati - Video
Maxi operazione della Guardia di Finanza di Firenze: "Una ramificata organizzazione criminale ha provveduto a smaltire in modo illegale rifiuti per oltre 80.000 tonnellate"
FIRENZE. Scarti industriali altamente tossici smaltiti senza essere trattati, dispersi nell'ambiente anche tramite l'incenerimento, e fanghi nocivi riversati in terreni di aziende agricole poi adibiti a coltivazioni di grano. Grazie a un'operazione condotta dalla Guardia di finanza di Firenze in tre regioni (Toscana, Campania e Veneto) sono state arrestate sei persone e sequestrati beni per 7 milioni di euro, 80.000 tonnellate di rifiuti smaltiti in modo illegale.
Oltre 250 i militari impegnati in un'operazione in esecuzione, ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal gip el Tribunale di Firenze, Angelo Pezzuti, su richiesta de procuratore Giuseppe Creazzo. Tra le ipotesi di reato di “attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti”, “truffa ai danni di un ente pubblico” e “falsità ideologica”.
Le operazioni, condotte dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Firenze, hanno individuato una ramificata organizzazione criminale, composta da imprenditori operanti, principalmente, sul territorio toscano (nelle province di Pistoia, Lucca e Pisa) e titolari di aziende "collegate con imprese dell'area campana gravitanti nell'orbita dei clan dei Casalesi e della cosca Belforte del comune di Marcinise (Caserta)".
Le indagini, scattate due anni fa e coordinate dal pm Giulio Monferini e condotte dai miliari del Gico di Firenze, sono state condotte anche attraverso riprese video e fotografiche effettuate ad alta quota dai mezzi del comando aeronavale della guardia di finanza di stanza a Pratica di Mare (Roma), che hanno permesso in particolare di documentare gli sversamenti di prodotti nocivi nei terreni e di registrare il progressivo deterioramento delle aree boschive e lacustri interessate.
VIDEO, ECCO DOVE VENIVANO BUTTATI I RIFIUTI
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Primo filone di indagine. In particolare, un'impresa di Pescia (Pistoia), avrebbe smaltito illecitamente, attraverso una 'ripulitura' fittizia e l'incenerimento, scarti di lavorazione provenienti dal ciclo produttivo della carta, contenenti sostanze chimiche molto nocive per la salute, interponendosi tra due importanti cartiere della Lucchesia - i cui titolari risultano tra gli indagati - e i vari impianti di smaltimento di Lucca, Livorno, Terni e Brescia. Tra il 2013 e il 2014 in questo modo sarebbero state smaltite 36.000 tonnellate di rifiuti, con un profitto illecito di 2,2 milioni di euro, oltre a 75.000 euro di illeciti guadagni dovuti al mancato pagamento dell'ecotassa regionale.
Il secondo filone di indagine è focalizzato sull'attività di una società pisana, divenuta leader nel trattamento dei prodotti reflui originati da diversi depuratori di fanghi industriali della Toscana. L'azienda, grazie alla connivenza dei proprietari che venivano risarciti con somme di denaro, avrebbe sversato circa 45.000 tonnellate di fanghi in terreni agricoli su cui poi veniva coltivato prevalentemente grano, per una superficie complessiva di 800 ettari, nelle zone di Peccioli (Pisa), Palaia (Pisa) e Montaione (Firenze), con guadagni illeciti per circa 2 milioni di euro.
Gli accertamenti sono stati condotti inoltre attraverso intercettazioni telefoniche e telematiche. All'operazione hanno collaborato anche il Corpo forestale dello Stato di Firenze e l'Arpat, per l'analisi chimica dei campioni di acque e terreni. "Si tratta - ha affermato il procuratore capo di Firenze e della Dda Giuseppe Creazzo - di un'operazione di grande importanza - Questa mattina abbiamo eseguito ispezioni e perquisizioni che ci hanno permesso di acquisire ulteriori elementi di riscontro". Gli inquirenti, ha aggiunto Creazzo, avevano contestato agli indagati anche "l'aggravante mafiosa e l'associazione per delinquere, ma le ipotesi non sono state accettate dal gip".
I NOMI DEGLI IMPRENDITORI E DELLE AZIENDE COINVOLTE
Ecco i nomi dell’inchiesta sui rifiuti. Finiscono ai domiciliari Mariano e Martino Fornaciari (62 e 34 anni, nati a Porcari, Lucca, titolari della “3F Ecologia”); Felicino e Federico Del Carlo (il primo nato a Porcari, il secondo a Barga, Lucca, 50 e 26 anni, titolari della “DC Green”); Alessandro Salutini (nato a Pontedera, Pisa, e residente a Porcari, 53 anni, legale rappresentante della “DC Green”); Gianni Pagnin, nato a Padova, 65 anni, residente a Noventa Padovana, Padova, titolare della “Coimpo”.
Niente arresti ma interdizione dall’esercizio di attività di impresa per Giulia Fornaciari, 68 anni, direttrice contabilità della "3F Ecologia"; Lazzaro Ventrone, casertano, 47 anni, titolare della ditta di trasporti Veca Sud; Luisiano Pieretti, nato a Capannori, Lucca, 81 anni, titolare dell’omonima azienda; Paolo Luigi Romanini, nato a Capannori, 53 anni, responsabile dello stabilimento incaricato dalla ditta Lucart della gestione dei rifiuti; Lilia Benini, 69 anni, nata a Bucine, Arezzo, e residente a Rosignano Marittimo, Livorno, amministratrice delegata della Rea impianti srl; Giuseppe Franco, 59 anni, palermitano, titolare della “Pieri ecologia”; Alessia Pagnin, padovana, 40 anni, legale rappresentante della Co. Im. Po.; Carlo Tuccillo, beneventano, legale rappresentante dell’omonima ditta di trasporti con base a Reggello, Firenze.
Gli altri indagati sono Mario e Pietro Ventrone, 75 e 32 anni, casertani, soci della Ve.Ca. sud.
Indagati anche i legali rappresentanti, non identificati, delle ditte: Industria Cartaria Pieretti spa, Dc Green srl, Lucart Cartiera Lucchese spa, 3F Ecologia srl, Veca Sud srl, Rea Impianti srl, degli impianti di depurazione Asa, Consorzio Torrente Pescia, Gaia, Geal, Sea.