Livorno e provincia maglia nera per i casi di melanoma: sono 300 in un anno
Il direttore di Dermatologia Bagnoni: «In molti non capiscono che di sole si può morire, per questo non passa l’idea che ci si deve proteggere». Sul caso incontro pubblico al Tirreno
LIVORNO. «I livornesi non capiscono che di sole si può morire, per questo non passa l’idea che ci si deve proteggere». Dati alla mano, Giovanni Bagnoni, direttore dell’unità operativa di Dermatologia dell’ospedale di Livorno fa un quadro allarmante del rapporto tutto livornese tra la città e la tintarella: Livorno come l’Australia, ovvero quel Paese in assoluto più esposto al rischio di tumore della pelle. Si trova infatti nella zona del buco dell'Ozono, quella lacerazione dell’atmosfera che permette ai raggi del sole di arrivare in piena potenza sulla terra, senza filtri, e dunque di essere ancora più pesanti per la pelle. «In Australia il sole è fortissimo e come incidenza dei tumori alla pelle la sua situazione è sovrapponibile a quella livornese», sottolinea l’allievo e successore di Massimo Ceccarini, scomparso nel 2011, che nonostante i tanti anni passati a raccomandare prevenzione, vede comunque una situazione ogni anno peggiore. Specchio, comunque, di un’emergenza socio-sanitaria a livello nazionale, considerato che il melanoma colpisce ogni anno circa 12mila persone.
Trecento casi di tumori alla pelle in un anno a Livorno, il triplo della media.
«A fronte di una media nazionale annuale di 15 casi di tumore della pelle ogni 100mila abitanti, territorio della provincia di Livorno dovrebbe registrarne una cinquantina. Purtroppo, invece, siamo a quota 300 ogni anno».
Livorno maglia nera della Toscana quindi. Diceva che è abbassata anche l'età delle persone che presentano melanomi, addirittura a 16 anni. Come se lo spiega?
«Purtroppo a Livorno c’è una mentalità diffusa per cui se non sei abbronzato ti danno del malato e non viene accettata l’idea che di sole si può morire e che quindi bisogna proteggersi con adeguata prevenzione e accorgimenti rispetto ad una corretta esposizione al sole, in quanto l’unico fattore di rischio controllabile per lo sviluppo di un melanoma in età adulta sono le scottature prese durante l’infanzia. Purtroppo vedo sempre più casi di giovani con melanoma, l’età è scesa tra 16 e 18 anni, anche se i casi più frequenti si registrano tra i 30 e i 50 anni».
L’estate è alle porte, cosa si può fare?
«Il grosso problema è rappresentato dai raggi ultravioletti, i cosiddetti Uvb. Agiscono, in particolare, fra le ore 11 e le 16. Si dimostrano meno penetranti di altri tipi di raggi, ma più energetici. Coinvolgono soprattutto lo strato intermedio fra superficie della pelle e sottocute, dove si trovano i melanociti. Eccessivamente stimolati, sono in grado di provocare grosse alterazioni della loro attività, con lesioni che compaiono anche dopo molti anni e la formazione di tumori alla pelle: in quelle ore, quindi, il sole andrebbe evitato».
Quali altri danni, oltre al melanoma, può causare il sole alla pelle?
«In questo caso entrano in gioco i cosiddetti raggi Uva, molto penetranti ma poco energetici, che provocano invecchiamento della pelle, ma anche lesioni precancerose o tumori epiteliali della cute».
Abbronzarsi, quindi, fa solo male?
«Assolutamente no, purché ci si esponga ai raggi del sole con le dovute regole, aumentando di giorno in giorno i minuti, per permettere lo sviluppo graduale dello schermo cutaneo di melanina che è un meccanismo di difesa dell'organismo».
Quali sono i consigli che si sente di dare?
«Evitare le ore più calde, in cui prevalgono i raggi ultravioletti B. D’obbligo anche l’uso di creme protettive adeguate: lo Spf che è un numero che indica la capacità di proteggere dai raggi solari, non dovrebbe mai essere inferiore a 20, e va scelto in base al fototipo: più basso è, più alto è d’obbligo il fattore di protezione, tenendo presente che limitano i danni da esposizione ultravioletta, ma non li evitano del tutto; e che vanno applicate sulla pelle ogni 2 ore, sempre dopo il bagno e in adeguata quantità».
Si può diagnosticare in tempo un melanoma per evitare che degeneri? Ogni quanto servono i controlli?
«Almeno una volta l’anno le persone dovrebbero farsi controllare. Insorgendo sulla cute e sulle mucose, questo tipo di tumore è visibile: un dermatologo con dermoscopio lo riconosce subito. Il mio consiglio è quello di sottoporre ad uno specialista tutto ciò che sulla pelle muta velocemente o appare all’improvviso. La prevenzione primaria abbatte l’incidenza: è questo che come Asl stiamo cercando di fare partendo dalle scuole».
Casistica a parte, Livorno è una realtà d'eccellenza a livello nazionale proprio per la cura del melanoma, con una speciale tecnica all'avanguardia.
«Vengono pazienti da tutta Italia: si tratta della tecnica del linfonodo sentinella, lo facciamo in day surgery, in anestesia locale e siamo l’unica realtà a livello nazionale. Una speciale sonda per radiazioni guida il chirurgo nell’isolamento del linfonodo sentinella, che viene esaminato in laboratorio: se è pulito e non si rinvengono cellule tumorali l’intervento è concluso. In soldoni vuol dire che il tumore non è partito.
Parlando di bambini, quando è meglio portarli in spiaggia? In Australia i piccoli indossano tute protettive. E' una precauzione esagerata?
«Sotto i tre anni i bambini non andrebbero mai esposti al sole in maniera diretta. Una scottatura grave da piccoli raddoppia la possibilità di sviluppare un tumore cutaneo in età matura: le ricerche dimostrano che una serie di accortezze e l’uso regolare di un protettivo solare riducono fino al 78% il numero di alcuni particolari tumori della pelle. Per quanto riguarda la tuta protettiva, sono preziose specialmente per i neonati».
Di melanoma si parlerà venedì 10 in un incontro pubblico promosso e ospitato dal nostro giornale. Appuntamento alle 10 nella sala conferenze del Tirreno (viale Alfieri 9, Livorno) per discutere sul tema “Sole buono e cattivo: preveniamo il melanoma”. Interverranno Omar Monestier, direttore del Tirreno; Giovanni Bagnoni, direttore Uoc Dermatologia di Livorno; Riccardo Sirna, direttore Uoc Dermatologia di Grosseto; Fabrizio Gadducci, direttore Uoc Pediatria di Livorno; e Gian Ugo Berti, medico e giornalista. L’ingresso è libero e gratuito.