Il Tirreno

Prato

Giustizia sportiva

Ciclista di Prato morto dopo la caduta: è stato riaperto il processo sportivo

di Alessandro Formichella
Giovanni Iannelli, il giovane ciclista morto dopo la caduta in volata nel 2019
Giovanni Iannelli, il giovane ciclista morto dopo la caduta in volata nel 2019

Ma il padre del giovane deceduto nel 2019 contesta l’archiviazione nel procedimento penale

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PRATO. «Chiedo soltanto che sia celebrato un giusto processo. Nessuna volontà di altro tipo o desiderio ossessivo di sentenze di colpevolezza. Sia il giudice a decidere, ma voglio che sia fatto un processo». Il processo penale, invece, per ora non si fa. Per Carlo Iannelli, padre del ventiduenne Giovanni Iannelli, caduto durante la volata finale della gara a Molino dei Torti (Alessandria), il 5 ottobre del 2019, e che morì per il trauma riportato dopo 36 ore all’ospedale della città piemontese, non ci sarà pace finché non si avrà un processo per quei fatti.

La battaglia giuridica dell’avvocato Carlo Iannelli prosegue. Senza tentennamenti. Il giudice civile di Alessandria, con sentenza pubblicata lo scorso agosto, ha riconosciuto quanto perorato, documenti alla mano, dall’avvocato Iannelli; ossia l’accertamento della colpa della società sportiva organizzatrice e della Federciclismo piemontese.

«Ho tutti i documenti, tutti i fascicoli uno per uno – dice Carlo Iannelli – inviati alle procure di Alessandria e di Roma, circa l’omissione dei documenti sulla sicurezza della gara che la sera prima di quel tragico 5 ottobre non c’erano. Quella gara a Molino dei Torti non si doveva fare».

Carlo Iannelli per molti anni è stato giudice sportivo, sa in quali acque muoversi, sa come indicare i termini di ciò che andava fatto perché tutto fosse regolare per dare avvio a quella corsa ciclistica. «Quella gara non era regolare – ripete l’avvocato – Mio figlio è morto a 144 metri dall’arrivo. Una tragedia che potrebbe accadere a tutti».

Potrebbe accadere a tutti, ripete il padre di Giovanni, ma la Procura di Alessandria ha archiviato da tempo la denuncia per omicidio colposo e nell’agosto del 2025, il reato andrebbe in prescrizione d’ufficio.

«È quello che stanno cercando di fare, arrivare ad agosto 2025 con la prescrizione. Dentro a questi fatti, a questo tragico evento ci sono nomi eccellenti e pezzi troppo importanti per fare un giusto processo – dice Iannelli che rilancia le accuse – Basti vedere che il capo della Procura federale della Federciclismo, che ha conosciuto bene la vicenda relativa alla morte di mio figlio, per evitare il rinvio a giudizio da parte della Procura della repubblica di Roma ha riaperto le indagini in sede sportiva. E lo ha fatto non su circostanze nuove, sopravvenute, ma sulle stesse identiche circostanze che lui stesso aveva direttamente appreso durante l’istruttoria svolta nei mesi successivi alla morte di Giovanni. Si tratta delle stesse identiche circostanze evidenziate anche nella mia denuncia del marzo 2020 ed allora ignorate. C’è anche della documentazione falsa prodotta davanti alla corte sportiva di appello della Federciclismo sulla sicurezza del percorso di gara».

A suo tempo, anche l’ex sindaco di Prato, Matteo Biffoni, sollecitò il procuratore di Alessandria perché fosse svolto un giusto processo sui fatti di quel tragico 5 ottobre di sei anni fa. A lui rispose il procuratore di Alessandria, Enrico Ceri, sulla legittimità delle indagini. Ma per Carlo Iannelli, non c’è pace. «Il procuratore di Alessandria, Enrico Cieri, nonostante le evidenze, travisando la realtà, ancora oggi si ostina ad archiviare la morte di un ragazzo innocente di 22 anni» prosegue il padre di Giovanni, ricordando che recentemente, su istanza legale di riapertura di un procedimento archiviato da anni, la morte del giovane ciclista Michael Antonelli, per l’incidente avvenuto il 15 agosto 2018 a San Marcello pistoiese durante la Firenze -Viareggio, ha «ridato giustizia a chi chiedeva un giusto processo».

La vicenda di Michael Antonelli forse può ridare speranza alla riapertura di un fascicolo anche sulla morte di Giovannelli Iannelli. Per ora, tutto tace. Ma non la voce dell’avvocato Iannelli.


 

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