Paolo Montagnani, la nazionale di volley del Marocco e il terremoto: «I miei giocatori piangevano in albergo»
L’allenatore è rientrato a Livorno per riabbracciare moglie e figlio: fra due settimane ripartirà. «Abbiamo dovuto giocare ma molti ragazzi volevano tornare»
Livorno. Il terremoto il 10 settembre rilevato dai sismografi in Marocco. Ma anche l’alluvione in Tunisia (passata inosservata) che ha anticipato di poche ore quella in Libia. Una vera apocalisse. Marrakech distrutta, i bilanci parlano di oltre tremila morti, ma si scava ancora. Paolo Montagnani , livornese cresciuto nel vivaio del Tomei, è il commisario tecnico della nazionale magrebina di volley e appena consumato il cataclisma, è stato raggiunto dai tanti amici che ha in città e che volevano sincerarsi che tutto andasse bene. Ma "Paolino" non si trovava da quelle parti, era in Egitto, con i suoi ragazzi ai campionati africani di pallavolo.
«Seppur a distanza - dice - è stata una tragedia. E coincidenza ha voluto, che nello stesso albergo, al Cairo, fossero riunite le rappresentative tunisina, libica, algerina e marocchina. Proprio tre comunità colpite dagli eventi naturali, unite nella tragedia. Abbiamo saputo del terremoto a tarda ora della notte anche per la differenza del fuso orario, ma solidarietà da parte delle altre delegazioni, è stata immediata. Da lì a breve, il sentimento di vicinanza è stato reciproco, ed è stato oggettivamente commovente, che giocatori di diverse nazioni, si parlassero e confortassero a vicenda, parlando la lingua comune: l’arabo. Piangendo, abbracciandosi, chiedendo al fratello marocchino o tunisino o libico se ci fossero buone nuove arrivate dalla famiglia, e magari informando che intanto, dal proprio paese, i familiari più stretti erano stati tratti in salvo. O viceversa».
Montagnani, chiusa la parentesi sportiva terminata con un deludente ottavo posto (eliminati dai padroni di casa allenati pure loro dall’italiano Gulinelli che poi hanno vinto 3-1 la finale con l’Algeria, diventando campioni continentali per la nona volta nella propria storia) è rientrato alla base il 13. Nella città di Bouzhnika, fra Rabat e Casablanca, a tre ore e mezzo dalle scosse devastatrici. Addirittura, con l’Egitto stava per saltare il match perché i giocatori non erano nelle condizioni psicologiche di andare avanti. Le esigenze sportive hanno fatto superare le difficoltà. Tutto si è risolto, osservando un minuto di raccoglimento prima dell’inizio del match. Ma Molti atleti marocchini, che hanno famiglia nei punti più colpiti, avrebbero preferito tornare subito a casa. «È nella provincia più montuosa che è stato un disastro assoluto, da me invece, le zone della costa, è tutto tranquillo. La normalità è rotta dal movimento di traffico che c’è in questi giorni, con mezzi di soccorso che intasano le autostrade per raggiungere le zone geografiche bisognose. Camion che trasportano ruspe, altri che trasportano case prefabbricate. È un delirio, con un paese in mobilitazione per ordine del Re. Passeranno mesi a scavare, prima che si conosca il numero reale delle vittime, rimaste sotto macerie di costruzioni in terra e pietra che i soccorsi fanno fatica a raggiungere».
Montagnani, è sulla via di Livorno, passato l’impegno. Come da programma. Da ieri, con volo diretto Casablanca-Pisa, ha raggiunto di nuovo la moglie ed il figlio. Resterà due settimane, per tornare poi ancora in Marocco e portare avanti il suo programma sportivo. Gestisce il programma sviluppo delle federazione, il gruppo ha chiuso un ciclo al Cairo e ci si proietta verso il futuro, pensando a far crescere anche la nuova generazione degli under 17. Si potrà cominciare da subito. Perché gli impianti sportivi, in generale, si trovano nelle zone risparmiate dalle scosse. «È tutto fra Casablanca (dove per esempio è di stanza il,volley) e Rabat. Sotto l’aspetto sportivo si può andare avanti, cercando anche con risultati in ogni disciplina, di curare l’anima di un paese ferito. Un dramma di un paese intero, che non può lasciare indifferenti».