Livorno

Arriva Bello Figo il rapper della discordia: e sul web corrono subito le offese razziste

Cristiana Grasso
Bello Figo, al centro,  in concerto (immagine esratta dal suo profilo Facebbok)
Bello Figo, al centro, in concerto (immagine esratta dal suo profilo Facebbok)

Livorno. Il giovane artista ghanese che ironizza sui luoghi comuni sugli immigrati si esibirà il 4 marzo. In molte città la sua esibizione è stata annullata per paura di violenze e contestazioni

27 gennaio 2017
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LIVORNO. Variopinto nel look, nero di pelle, provocatorio sul palco e nei video: solo 23 anni e un potenziale d’immagine che manda in tilt la Rete. Nel bene e nel male. Bello Figo è quello di “Non pago affitto” e di altri brani dai titoli ameni tipo “Stasera scopo” o “Ce l’ho grosso”. Ma è “Non pago affitto”, presa di giro in musica dei luoghi comuni anti-immigrati, quello che ha riversato su di lui un ciclone di odio razzista ma anche di popolarità. Odio e minacce, tanto che in molte città i sindaci sono stati costretti ad annullare i suoi concerti non potendo garantire l’ordine pubblico e l’incolumità dello stesso Bello Figo. Ma lui resta comunque un personaggio che spopola (era persino girata la voce che avesse corncordato na ospitata al festival di Sanremo per 50mila euro) e il nostro The Cage, teatro livornese tempio della musica internazionale rock e non solo, non si è fatto sfuggire la cacciata e lo ha ingaggiato. Appuntamento il 4 marzo, annuncio, come ormai è d’obbligo, partito da Facebook.

Un concerto che si annuncia sold out e che annuncia bolleggiume, anche se Toto Barbato, manager del The  Cage, mette le mani avanti: «Pensavo una reazione molto peggiore a questo anuncio. Livorno si è dimostrata quello che è: una gran bella città votata all'ironia e alla sana "presa di 'ulo"». Insomma. Considerando che manca sempre oltre un mese all’arrivo di Bello Figo in città di minacce e offese in rete ne corrono già abbastanza. Ma certo non fermeranno Toto e Bello Figo che per esempio per Alessandra Mussolini è "uno da prendere a calci". Lui si autodefinisce il "capo dello swag", certo non è Drake, diciamo che sul piano dell’intensità musicale deve ancora crescere parecchio ma è indiscutibile la sua capacità di mettere il dito rapper nelle piaghe della società e della politica iitaiane. Del resto in Italia vive da 12 anni dove è arrivato con la famiglia. Ed è un ragazzo sveglio. Porta incredibili canotte, i capelli sono biondo fosforescente, adorabile il tatuaggio di Hello Kitty sul petto. I suoi video veleggiano oltre i 40 milioni di visualizzazioni. Perché le strofe demenziali si uniscono all’originalità, al saper essere personaggio e soprattutto alla capacità di navigare nelle acque tempestose di tutta l’ostilità, ma anche della simpatia, che lo sommergono. Lui canta "Avremo trentacinque al giorno / in albergo a fare festa con le fighe bianche", "Non pago affitto, siamo negri noi", "Non faccio l'operaio, non mi sporco le mani perché sono già nero", "E poi vogliamo wi-fi, anche stipendio", "Andiamo in stazione a rubare biciclette". C’è chi si diverte e chi si indigna. Emozioni, e lui ha comunque il potere di scatenarle.

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E Facebook si scatena. “Speriamo che si becca una picconata in testa!!!!!!” è uno dei commenti più gentili sotto uno dei tanti post che hanno cominciato a girare sulle bacheche livornesi di Facebook appena si è saputo del concerto livornese del rapper Bello Figo in programma per il 4 marzo. Nonostante l’auspicio del manager del The Cage Toto Barbato, nemmeno Livorno sembra immune dall’odio verso il rapper che ij alcune città ha costretto gli organizzatori ad annullare i suoi concerti. Qualcuno suggerisce: “Basta andare li e tirarci qualche molotov nelle vicinanze...”. E ancora: “Questo povero personaggio é un parassita che andrebbe preso a calci nel culo e rimandato da dove è venuto! Non é ironia quella!! É un ignorante che a stento parla italiano,ripudiato dai suoi stessi fratelli,chi lo osanna é complice ammasso di babbei”. Certo c’è anche chi guarda allo spesssore del personaggio: «Io sono antifascista...ma Bello Figo è veramente un coglione. A difenderlo non si passa da antifascisti ma da coglioni... Dovrebbe essere la vergogna di tutti i profughi... con un minimo di cervello».

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