Grosseto

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Stragi di pecore alle porte di Grosseto

Fiora Bonelli
Stragi di pecore alle porte di Grosseto

Doppio attacco tra Preselle (Scansano) e Istia d’Ombrone. L’allevatore: «Me ne vado via da qui: non sopravvivo più»

19 febbraio 2015
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GROSSETO. Decine e decine di pecore uccise in un giorno. I predatori tornano a Preselle di Scansano e a Istia d’Ombrone e fanno la solita carneficina. E nonostante la presenza di cani da guardiania e di altri accorgimenti messi in campo dai pastori, che hanno obbedito alle indicazioni dei progetti realizzati a vari livelli, non c’è nulla da fare. Se convivenza ci deve essere fra lupi e pecore, obiettivo che progetti come Ibriwolf hanno ben sottolineato, a rimetterci alla fine sono le pecore.

L’azienda di Preselle che è stata attaccata è quella di Antonio Zizzi, più volte nel mirino dei predatori e che ha messo anche in atto la sorveglianza dei cani. Tutto inutile: trentatré pecore perdute, lunedì, in una volta sola.

Giuseppe Zizzi, il capofamiglia, dopo il raid predatorio, commenta duramente: «Noi siamo attaccati dai politici, mica dai predatori. Dopo che tutti, dai Comuni alla Regione, hanno sottoscritto la carta del lupo, noi e le nostre pecore siamo chiusi nei campi di concentramento, nelle celle di isolamento, dietro le reti elettrosaldate, coi cani intorno e i lupi a scorrazzare fuori. Poi, di più. Dobbiamo continuare, nonostante gli attacchi, a pagare tutte le tasse del mondo, a dispetto dei mancati guadagni e delle mortali perdite subite. E lo dobbiamo fare a prescindere. Continuiamo a pagare il pizzo allo Stato, ai Comuni e tutto il resto, trovandoci davanti lo spettro di Equitalia».

Quindici pecore erano andate a morire dentro un fosso, ammucchiate e affogate, in fuga per il terrore; le altre diciotto sgozzate dai predatori, probabilmente un branco. «Erano tutte giovani che aspettavano il montone – spiega Zizzi – e dunque la nostra perdita è totale, comincia dall’inizio della produzione. Un disastro vero. Nulla hanno potuto i cani bianchi maremmani e nemmeno quelli del Caucaso, che sono ancora cuccioli, gli unici in grado di fronteggiare, anche se parzialmente, i predatori».

La mattina di mercoledì in azienda sono arrivati i veterinari per i controlli e le analisi di rito: «Mio figlio le sta decapitando tutte – spiega Zizzi – e anche questo momento non è piacevole. Ti mette davanti una realtà drammatica e quasi insostenibile. Domattina (stamani, ndc) andrò dal sindaco e chiarirò che noi non abbiamo più soldi da dare al Comune. Se vuole l’azienda la prenda, gliela regalo. Io, per me, sto cercando il modo di andare via da qui. Ormai non si riesce a sopravvivere».

Intanto, nello stesso momento, i predatori piombavano al podere Bellavista di Istia d’Ombrone di Mauro Zambernardi, a pochi chilometri da quello di Zizzi. Qui il danno è stato più limitato: «Una pecora e due agnelli – dice Zambernardi – Devono essere arrivati martedì all’imbrunire, perché quando ho fatto il giro col cavallo la pecora era lì con gli agnellini e dopo un’ora l’ho trovata sgozzata. Degli agnelli nessuna traccia: se li mangiano in un boccone. Non ho fatto in tempo a rimetterli nel recinto alto. Avevo visto orme di lupi vicino a casa e sentito i maremmani che abbaiavano vicino al fosso, segno che avevano avvistato qualcosa. Siamo una zona martoriata, senza scampo».

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