Il Tirreno

Firenze

Lite in famiglia

Cesara Buonamici denuncia il fratello, lui si difende: «Mai stalkerizzata, dovrebbe tornare a fare la giornalista»


	Cesara Buonamici e il marito Joshua Kalma, a destra il fratello Cesare Buonamic
Cesara Buonamici e il marito Joshua Kalma, a destra il fratello Cesare Buonamic

Risponde alle accuse dopo il rinvio a giudizio: «Inventate circostanze prive di fondamento»

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FIRENZE. «Inventate circostanze prive di fondamento. Non ho mai stalkerizzato nessuno, tanto meno mia sorella». Cesare Buonamici, imprenditore oleario e fratello di Cesara Buonamici, giornalista del Tg5, interviene «con fermezza per replicare alle accuse di stalking mosse dalla sorella e dal marito Joshua Kalman». Il giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Firenze, Agnese Di Girolamo, ha rinviato a giudizio Buonamici, fondatore dell'azienda agricola che porta il nome di famiglia e presidente di Coldiretti Firenze e Prato, per atti persecutori continuati nei confronti della sorella e di Kalman, fissando l'inizio del processo per il 2 ottobre 2025. «Le notizie pubblicate non corrispondono alla realtà dei fatti e mi impongono una replica, nonostante fossi deciso a mantenere il silenzio», afferma Cesare Buonamici in un lungo comunicato.

«Siamo sempre andati d’accordo tranne ultimamente per una disputa patrimoniale»

«Solo oggi ho avuto modo di raccontare la mia versione, poiché fino ad ora non sono mai stato interrogato. Ritengo di aver sempre agito nel rispetto di tutti, in particolare di mia sorella, che, nonostante i dissidi attuali, resta tale. Sono sempre andato d'accordo con lei, tranne negli ultimi tre anni, per una disputa patrimoniale che riguarda la villa di Montebeni». L'imprenditore respinge con decisione le accuse: «Non ho mai utilizzato telecamere per spiare: le videocamere installate nella villa sono autorizzate e pensate per la sicurezza di tutti. Non ho mai occupato stanze o spazi della casa senza diritto o consenso, né ho impedito la celebrazione del matrimonio di mia sorella, che si è svolto nella villa anche grazie al mio sostegno. Non ho mai stalkerizzato nessuno, tanto meno mia sorella, ed è profondamente ingiusto che il mio lavoro e la mia reputazione di una vita vengano messi in discussione da queste accuse infondate».

La difesa del suo lavoro

Cesare Buonamici, presidente del distretto biologico di Fiesole, fondatore e unico socio dell'azienda agricola di famiglia, sottolinea il valore del suo impegno per il territorio. «Dal 1990 dedico la mia vita all'agricoltura ecosostenibile, ho creato il frantoio ipogeo più innovativo, con macchinari di ultimissima generazione che consentono la produzione di oli biologici di eccellenza - afferma - Ho fatto mio il progetto sull'oleoturismo, fortemente voluto dall'assessorato regionale all'agricoltura, rappresentato da Stefania Saccardi, dedicandomi così alla promozione dell'olio di qualità anche ai turisti stranieri, che vengono nella nostra regione a degustare un'eccellenza del nostro territorio», sottolinea Buonamici, che sostiene anche associazioni toscane (ultimamente al frantoio è stato organizzato il burraco solidale per la Fondazione Galli ed è stato fornito gratuitamente l'olio all'ospedale pediatrico). Grazie al suo lavoro di olivicoltore e alla sua dedizione, Fiesole è diventata Città dell'olio ed è entrata nel circuito delle Città dell'olio italiano

L’invito polemico alla sorella: «Torni a dedicarsi al suo mestiere»

«È doloroso vedere il lavoro di una vita sporcato da una disputa sul patrimonio che riguarda la villa di famiglia, una questione ancora tutta da dimostrare». L'imprenditore si dice amareggiato anche per l'impatto della vicenda sulla sua famiglia. «Mio figlio, unico nipote Buonamici, è profondamente scosso e turbato. È molto legato a sua zia e a suo zio, e vedere il padre descritto in una cattiva luce lo colpisce profondamente. Questo conflitto nasce da una lite di tre anni fa, strumentale a spingermi a cedere senza corrispettivo la mia metà della casa, l'unica che possiedo e nella quale vivo». Cesare Buonamici si riserva di fornire prove nelle sedi opportune e ribadisce la sua volontà di trovare una soluzione amichevole: «Spero ancora che si possa giungere ad un accordo che soddisfi entrambe le parti, e che mia sorella possa tornare a dedicarsi al suo mestiere di giornalista, magari raccontando anche della natura e dell'olio che tanto rappresentano il nostro territorio».

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