Il Tirreno

L'intervista

Sonia Peronaci, la super ricetta della "madre" di GialloZafferano: «Cucinare così vi renderà felici»

di Claudio Marmugi
Sonia Peronaci
Sonia Peronaci

La food blogger apre il festival sulla Felicità a Livorno: ha scritto 4 libri di ricette e condotto programmi televisivi, tra cui “La cucina di Sonia” su La7

30 aprile 2024
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LIVORNO. Sonia Peronaci ha rivoluzionato la cucina ai tempi di internet. È stata la donna giusta al momento giusto con l’idea giusta e, per questo, racconterà il suo felice excursus in qualità di prima ospite della terza edizione del “Sulla felicità Festival”, la kermesse di tre giorni creata e diretta da Stefano Santomauro dedicata alla gioia di vivere, in un incontro pubblico ad ingresso libero (fino ad esaurimento posti) che si svolgerà venerdì 3 maggio alle 18 al Cisternino di Città (Largo del Cisternino 13, tra via Grande e piazza della Repubblica). Cuoca fin dall’età di 6 anni, food blogger, Sonia Peronaci nel 2006 ha creato il brand “GialloZafferano”, bibbia internet dell’Italia a tavola, un sito che ha polverizzato ogni record di visualizzazione (fino a due milioni di contatti al giorno). Dal 2015, quando ha interrotto la sua collaborazione con GialloZafferano, ha scritto 4 libri di ricette e condotto programmi televisivi, tra cui “La cucina di Sonia” su La7.

E’ possibile trovare la felicità in cucina?

«Mangiare dà felicità. Su questo immagino siamo tutti d’accordo. Nel cucinare, dipende. Sicuramente sì per chi la passione di farlo. A me, per esempio, cucinare rilassa. Quando sono arrabbiata mi metto ad impastare qualcosa e di solito mi passa l’arrabbiatura. Cucinare è un atto di generosità. Si cucina non solo per sé stessi ma anche per chi si vuole bene, per gli amici. Cucinare, di base, è un atto d’amore».

Ha una sua ricetta della felicità? Intende una ricetta da mangiare o per creare felicità?

«Io credo, semplicemente, che ognuno abbia la propria ricetta della felicità, che poi sono quelle legate ai ricordi. Le ricette che faceva la mamma, la nonna, il papà. Sono quelle della memoria, quelle che hai visto preparare, che ti piacevano, che ti ricordano la tua infanzia».

Della cucina regionale cosa ci può dire?

«I piatti di una volta, degli agricoltori che cucinavano con le erbe di una volta, sono tutte da riscoprire. In Toscana ce ne sono di fantastiche. Penso alla pappa al pomodoro. Facilissima, ma nei ristoranti di un certo livello ne fanno grandi rivisitazioni e rielaborazioni. Volendo poi rendere la cucina alla portata di tutti, ho fatto ricerche su ricette regionali che molti non conoscevano. Qui da voi mi fanno impazzire i pici all’aglione».

Qual è la sua ricetta livornese preferita?

«Vado diretta: a me piace tantissimo il baccalà alla livornese. Adoro il baccalà in tutte le sue forme, ma alla livornese è estremamente gustoso. Il cacciucco è complicato da preparare, varia con i tipi di pesci che si trovano di giorno in giorno e che hanno preparazioni diverse. il baccalà, invece, è un piatto felice perché è semplice. Le persone sono più felici quando devono preparare un piatto buono e in poco tempo».

Adesso, anche grazie a lei, cucinano tutti, trasversalmente, uomini e donne. La sua divulgazione ha contribuito a rompere diversi argini, ne è consapevole?

«Mi piace far avvicinare le persone alla cucina, far scomparire l'ansia. La cucina dev'essere basata sulla tranquillità e la serenità, senza angoscia. Prima era delegata esclusivamente alla donna, sola ai fornelli. Oggi ci sono molti uomini che cucinano e che amano cucinare. Questo mi rende felice».


 

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