Il Tirreno

Livorno

L'incendio

Isabella torna a casa dall’ospedale dopo la tragedia della Scopaia

di Stefano Taglione
Lo stabile interessato dall'incendio (foto Franco Silvi)
Lo stabile interessato dall'incendio (foto Franco Silvi)

La donna, 80 anni, nel drammatico incendio ha perso il figlio Milco Santini: «Ora abita in Corea, diamo il massimo per farla sentire meglio»

19 aprile 2024
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LIVORNO. È tornata a casa dopo quasi due mesi. Scampata alla morte dopo il devastante rogo del palazzo popolare della Scopaia, nella notte fra il 27 e il 28 febbraio scorsi, Isabella Capodicasa (la madre di Milco Santini, l’unica vittima dell’incendio) è stata dimessa prima dall’ospedale, poi dalla casa di cura Villa Tirrena, per ritornare a vivere in un altro alloggio Casalp, in Corea, finalmente sotto un tetto.

È un lieto fine per l’ottantenne, che ha sofferto la scomparsa del suo amato figlio con il quale viveva. Proprio quella notte, Milco, non è riuscito a salvarsi: è rimasto prigioniero fra le mura domestiche mentre dal primo piano, sotto di lui, a causa di una candela rimasta accesa durante un black-out dell’energia elettrica è divampato lo spaventoso rogo. Per questo, i vicini di casa Valter Orlandini (61 anni) e la moglie cinquantacinquenne Silvia Guerrazzi, sono indagati per il reato di omicidio colposo.

«L’alloggio dove abitava mia madre, alla Scopaia – racconta il figlio Stefano Santini, operaio e sindacalista della Filctem-Cgil – è stato dissequestrato dalla procura, ma è inagibile. Per il momento ce ne hanno dato un altro in Corea, motivo per il quale voglio ringraziare la signora Michela di Casalp: è stata gentilissima, si è data un gran da fare per aiutarci e ha dimostrato una grande sensibilità. Per mia madre spero che questi rappresenti solo un inizio, sta facendo riabilitazione per riprendersi, parliamo di massimo 30 passi al giorno, perché poi si stanca».

Stefano e la sorella Catia, giorno e notte, la accudiscono. Prima abitava con Milco, operatore ecologico di Aamps. Ma ora, lui, non c’è più. «Nei giorni scorsi – conclude il figlio – sono andato all’Aamps a liberare l’armadietto di mio fratello, non è stato facile farlo, per me ha rappresentato un colpo al cuore. Non è facile nemmeno per mia mamma, che abitava con lui, il pensiero va sempre lì. Fisicamente speriamo che si possa riprendere, noi facciamo di tutto per far sì che stia meglio, abbiamo sistemato in fretta e furia la nuova casa e lei è rimasta stupita quando ci è entrata dentro per la prima volta». 

 

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