Il Tirreno

Toscana

L’intervista

Volterra, l’esperto della Protezione civile: «Crollo che si poteva evitare e vi spiego perché»

di Ilenia Reali

	Un interferometro radar e le mura crollate a Volterra
Un interferometro radar e le mura crollate a Volterra

Il professor Nicola Casagli intervenne dopo la frana del 2014: «Dal momento che si tratta del terzo crollo consiglierei di controllare i drenaggi»

06 maggio 2024
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VOLTERRA. «Questo crollo a Volterra si poteva evitare, se ci fossero stati ancora installati i radar per il monitoraggio che mettemmo nel 2014 e che furono tolti un anno dopo». A parlare è il professor Nicola Casagli, docente di geologia applicata all’Università di Firenze. Esperto di rischi idrogeologici, instabilità del terreno e tecnologie di monitoraggio e telerilevamento, Casagli è membro della commissione grandi rischi del Dipartimento della protezione civile ed è considerato uno dei guru della geologia in Italia. La sua consacrazione avvenne nel 2002 perché con le sue tecniche di rilevamento previde una frana da mezzo milione di metri cubi con un mese di anticipo rispetto a quando effettivamente accadde. «Fu – racconta – una frana sul passo della Futa, tra Bologna e Firenze, dissi che ci sarebbe stata tra Natale e il 31 dicembre, si verificò il 28». I movimenti hanno comportamenti analoghi e una progressione che si riesce a “misurare”.


Professore, conosce la situazione delle mura di Volterra?

«Sì, fui chiamato dalla Protezione civile nel 2014 dopo il crollo di fine gennaio. La frana, tecnicamente lo è, avvenne su una riparazione del passato. Spesso accade quando si tratta di muri che sostengono i terrapieni come accaduto in questo caso».

Secondo lei cos’è accaduto questa volta?

«Nei muri di questo tipo va controllato il drenaggio. Nelle mura ci sono dei fori da cui esce acqua. Se sono bloccati il muro si gonfia, la spinta della terra infiltrata di acqua sul muro aumenta di una volta e mezzo rispetto al normale. Dal momento che si tratta del terzo crollo consiglierei di controllare i drenaggi».

In questo caso tra le cause ipotizzate c’è l’escursione termica?

«Ci può stare anche l’escursione termica che crea un po’ di fessurazione e disgregazione dei materiali ma in una situazione come quella di Volterra è sempre l’acqua a determinare un crollo delle proporzioni di quello avvenuto oggi (ieri ndr). I crolli causati per l’escursione termica avvengono sulle Alpi ma non qui e non per i terrapieni. Qui curando i drenaggi, non è un caso che le mura sono lì da centinaia di anni, si riesce a prevenire i crolli».

Lei cosa fece nel 2014 per evitare ulteriori crolli?

«Io non evito che ci siano i crolli, per quelli c’è la manutenzione, io posso prevederli. All’epoca installai dei radar che fanno mappe sul movimento delle mura. Vengono installati non direttamente sul posto e quindi si prestano bene per l’utilizzo in luoghi storici e abitati. Installammo i radar nel versante sud ovest e ci consentiva di monitorare tutta la valle. Questo impianto di interferometria radar da terra lo usiamo in tutto il mondo: sulla Mamarmolada, sui ghiacciai e si presta bene: non è invasivo e non si vede».

E cosa videro i radar a Volterra?

«Fu molto interessante. Installammo i radar il 19 febbraio, vedemmo subito i movimenti anomali allo Sperone che crollò il 3 marzo. Mentre quanto accaduto ora e a gennaio non fu previsto, il secondo sì. Fu data l’allerta e non ci furono feriti».

Ma ci fu il crollo...

«Quello non lo potemmo evitare, il movimento era già molto avanzato, faceva già un centimetro al giorno. Fu previsto, non è poco. Mettemmo anche un altro tipo di monitoraggio satellitare che ci mostrò tanti movimenti franosi al di là dell’abitato storico. Lì c’è argilla, sono movimenti lenti da 5 millimetri l’anno. È necessario fare attenzione nel costruire ma non ritengo siano pericolosi. Vanno solo controllati».

E questo crollo perché non è stato previsto?

«Perché i radar non sono più installati. Noi li tenemmo lì oltre un anno. È una tecnologia costosa, furono tenuti anche oltre la scadenza del contratto. Non c’erano ulteriori anomalie. All’epoca costavano 80mila euro all’anno e il Comune decise di non rinnovarli, il costo fu ritenuto troppo alto. Oggi costano 15mila euro all’anno».

Oggi lei li installerebbe a Volterra?

«Sì, il costo è più basso e i crolli possono essere ampi, imprevisti. Potrebbero colpire qualcuno. Si tratta di una zona molto frequentata».

E poi cosa farebbe?

«Un intervento straordinario dei drenaggi. Tre casi dimostrano che ce n’è bisogno».

Bene. Ma chi dovrebbe occuparsene?

«Il Comune e la Sovrintendenza trattandosi di mura dal valore storico».

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