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Carrara, la drammatica storia di Maria, perseguitata dai lutti


	La signora Maria
La signora Maria

In cava o in segheria perse il fratello, un cugino, il marito, il migliore amico di suo figlio La sua vicenda drammatica di lavoro e morte raccontata dalla professoressa Titti Federico

05 maggio 2024
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CARRARA La professoressa Titti Federico ripercorre la storia di Maria, che viveva «in una casetta che si affaccia sul maestoso scenario delle cave di Carrara. Maria, massacrata da una vita ingenerosa che l’ha spezzata più e più volte: era una ragazza quando suo fratello, Leonello Bombarda, una sera non torna più a casa. Schiacciato da un blocco di marmo, impossibile raccoglierne i resti».

«Il dolore per quel fratello sembra annullarla, ma Maria ha dalla sua il vigore della giovinezza ed è di nuovo felice quando si sposa con Battista. Certo, il lavoro alle cave non permette loro di scialare con due figli piccoli ma Maria e Battista sono forti come tori e riescono a farsi la loro casa in mezzo al verde. È il 1969, sta per nascere il terzo figlio quando la vita colpisce di nuovo Maria: suo cugino, Michele Bombarda, muore nell’identico modo in cui è morto suo fratello». Prosegue: «Maria è una donna semplice ma la sua tempra ha la potenza elementare delle cave così, stringe i denti e va avanti. E poi, Maria ha la sua famiglia e ringrazia Dio perché, nonostante tutto, è riuscita a ritagliarsi il suo angolo di paradiso su questa terra. Il 16 febbraio 1973 Battista Bernacca muore sul piazzale della cava, maciullato da una ruspa. Non si chiede, Maria, se questo ennesimo strappo alla sua vita si poteva evitare. Le parole prevenzione, omissione, responsabilità non rientrano nel suo vocabolario, il suo dolore resta silenzioso ma qualcosa in lei avvizzisce nonostante le siano rimaste le sue creature. Ma i ragazzi, si sa, hanno delle riserve miracolose. Uno dei figli di Maria, Luciano, ha un amico del cuore, Massimo. Sono inseparabili i due ragazzi e sognano insieme un futuro glorioso nonostante sappiano già che, nel loro mondo, bisogna crescere velocemente e aiutare la famiglia. È il 1977, Massimo Brunini ha quattordici anni ed è il suo primo giorno di lavoro in segheria quando il braccio del telaio per il taglio del marmo lo divide in due».

«Maria oggi non c’è più ma ogni giorno della sua vita ha pregato per i figli che lavorano in cava, perché quei due pezzi del suo cuore, insieme a tutti i loro compagni di lavoro, ogni istante della loro vita rischiano di crepare lì, sul piazzale, esattamente come i loro nonni, padri, fratelli, amici. Esattamente come loro, nonostante siano passati sessant’anni e l’evoluzione tecnologica abbia modificato il profilo dell’universo. Tutto è cambiato, in questi sessant’anni, tranne questo grottesco meccanismo i cui ingranaggi sono solo due: lavoro e morte». l

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