Il Tirreno

Livorno

L’intervista

Tdt-Grimaldi: confermato il management dirigenziale

di Iacopo Simoncini

	Marco Mignogna
Marco Mignogna

Dopo il recente acquisto da parte di Grimaldi del Terminal Darsena Toscana, analizziamo la situazione con il direttore generale, Marco Mignogna: «Continuità con il passato, ma fondamentali sono le strategie del Gruppo Grimaldi e la collaborazione con l’Adsp, anche perché abbiamo programmi di grande sviluppo delle nostre attività»

06 maggio 2024
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LIVORNO. Dal 31 gennaio scorso il Terminal Darsena Toscana è passato al Gruppo Grimaldi dopo aver ottenuto il nulla osta da parte dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale, l’autorizzazione dell’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato e infine il placet della Presidenza del Consiglio dei Ministri. E’ stata così finalizzata la cessione del 100% del capitale da parte degli ex soci Infracapital, Infravia ed I.L. Investimenti e la proprietà della neo-società è stata così costituita dalle due consociate del Gruppo partenopeo Grimaldi Euromed (con una quota azionaria dell’80%) e Grimaldi Deep Sea (per il restante 20%). Con tale operazione, il Gruppo Grimaldi si è radicato sempre di più nel porto labronico, proprio per sfruttare la sua posizione strategica per la movimentazione sia di merci che di passeggeri tra il Centro/Nord Italia ed il resto del mondo.

Abbiamo quindi analizzato la situazione con il Direttore generale Marco Mignogna, divenuto ormai un punto di riferimento non solo per il porto di Livorno, ma per il movimento portuale internazionale con esperienze ricche di successo, tra le varie con Eurogate Tanger Spa, Contship Italia Spa e La Spezia Container Terminal.

Quali saranno i programmi di sviluppo su Livorno con l’acquisto da parte di Grimaldi della Tdt?

«Sicuramente verrà sviluppata l’attività “contenitori” dove siamo molto attivi dal punto di vista commerciale nel cogliere tutte le opportunità che il mercato può offrire e negli investimenti a supporto della stessa. Terminal Darsena Toscana nasce come Terminal contenitori e quindi l’impegno di Grimaldi è di continuare attivamente in questa direzione. Nel frattempo, considerato che per varie questioni, anche di carattere internazionale, la situazione generale non è al momento così brillante per i contenitori, abbiamo modo di supportare altri traffici come quello di autovetture, le cui navi, per problemi di pescaggio o mancanza di spazio a terra, sarebbero costrette a scalare in altri porti; resta inteso che qualora avessimo nuovamente la necessità di usufruire degli spazi per i contenitori, andremo a ridurre quelli per le autovetture. Questa è la nostra strategia».

Verranno apportati o meno cambiamenti rispetto alla gestione precedente? E, se sì, su quali aspetti specifici?

«C’è un nuovo amministratore delegato, il comandante Domenico Ferraiuolo, che ha confermato il management di Terminal Darsena Toscana; quindi, cambiamenti dal punto di vista dirigenziale non ci sono stati, compresa la mia figura di direttore generale. Ovviamente stiamo definendo quelli che sono i nuovi obiettivi della gestione in relazione alle strategie del Gruppo Grimaldi. C’è continuità con il passato, senza una rivoluzione ai vertici societari».

A vostro giudizio quali saranno i margini di crescita della Darsena Toscana?

«I margini di crescita sono strettamente legati ad alcune opere infrastrutturali per poter consentire alle navi più grandi di arrivare in porto. Da questo punto di vista siamo contenti che l’autorità di sistema stia facendo partire i cantieri per l’allargamento del canale del Marzocco e il relativo approfondimento. Come discusso con il Presidente Guerrieri, queste opere devono essere completate con la resecazione della calata Tripoli e possibilmente anche con un adeguamento della diga della Vegliaia. Questo consentirebbe quindi di far entrare navi più grandi rispetto al limite massimo attuale e di rendere più competitivo il porto di Livorno rispetto ad altri del Mar Ligure e del Mar Tirreno. Questo è un driver molto importante, per noi, per poter aggredire anche altre aree di mercato che ad oggi purtroppo sono precluse: le navi che operano in questi mercati sono più grandi o “pescano” di più rispetto al massimo pescaggio consentito dal nostro porto».

In che modo la crisi del Mar Rosso sta influenzando i traffici marittimi e quali ricadute ha su Livorno?

«Non c’è stata una ricaduta diretta sui volumi dei nostri traffici poiché nel porto labronico non guardano né al Medio Oriente e né all’estremo Oriente, mentre interessano Nord America, Canada, Stati Uniti, Centro America e Sud America. Pur non avendo avuto un impatto diretto nell’attuale crisi del Mar Rosso, tuttavia abbiamo risentito di un rallentamento della parte industriale (di Toscana e Emilia Romagna) che vive di importazioni dal medio Oriente e dall’estremo Oriente. Queste aziende si sono trovate in difficoltà per l’allungamento dei tempi di importazione delle materie prime che non ha loro consentito di esportare i volumi diretti verso le Americhe. In definitiva il porto di Livorno ha subito un effetto indiretto dovuto ad un allungamento della catena logistica per quanto riguarda le aziende produttive e la loro ricaduta sulle attività portuali stesse».

Quali sono le previsioni attuali e future?

«L’obiettivo è di confermare lo stesso traffico del 2023 - anche se la situazione non è stata particolarmente brillante – proprio perché ci troviamo di fronte alla chiusura del Mar Rosso e ad un generale rallentamento dei consumi. Sicuramente la situazione cambierà il prossimo anno con la nuova “Allenza Gemini” che vedrà assieme due armatori importanti come Hapag Lloyd e Maersk, anche se dovremmo monitorare come si organizzeranno gli altri armatori. Il 2025 si prospetta un anno importante per lo Shipping».

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